sabato 28 aprile 2012

Fattoria didattica a Villa Petriolo: impariamo a fare il pane!

"La natura umana non è una macchina da costruire secondo un modello e da regolare perché compia esattamente il lavoro assegnato, ma un albero, che ha bisogno di crescere e di svilupparsi in ogni direzione, secondo le tendenze delle forze interiori che lo rendono una persona vivente". John Stuart Mill, Sulla libertà, 1859. Fare il pane diventa uno straordinario esercizio di creatività se ci sentiamo liberi di esprimerci e gli ingredienti per prepararlo somigliano al caro vecchio pongo facilmente modellabile.
Questa mattina ci ha raggiunto a Villa Petriolo un bel gruppetto di bambini delle Scuole del Comune di Cerreto Guidi, accompagnati dalla maestra Miriam e da altrettanto vivaci e laboriosi genitori. Dalle mille, incredibili, forme le pagnottelle ottenute!
L'occasione è stata perfetta anche per spiegare ai bambini una consuetudine tutta toscana, che avranno avuto modo di verificare facilmente nella loro quotidianità. La nostra Regione, infatti, è nota per il pane senza sale: un alimento semplice, dal sapore antico e dalle forme tradizionali (bozza, filone, schiacciata, ciabatta). Nel canto XVII del Paradiso, Cacciaguida predice a Dante gli eventi della sua vita futura, raminga e solitaria: l'esilio da Firenze. "Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui...", preannuncia il nobile fiorentino, segno che già allora in terra toscana si usava consumare pane non salato. Il cosiddetto pane sciapo sembra essere un’usanza che risale Medioevo, legata alla rivalità tra le città di Pisa e Firenze. Si tramanda che i Pisani, per contrastare i Fiorentini, rendessero difficile il commercio del sale, che arrivava via mare nel porto di Pisa, diretto quindi a Firenze. Inoltre, il sale risultava essere un prodotto costoso, sebbene indispensabile, per il popolo minuto, per cui i Fiorentini erano soliti metterne poco nel pane per risparmiare e avere sempre a disposizione questo prezioso nutrimento. Il pane toscano, perciò, nasce sciocco per necessità. Leo Codacci, grande precursore di importanti temi di cultura enogastronomica e appassionato maestro nella valorizzazione della tradizione contadina nella cucina toscana, sosteneva che questa necessità, per il pane toscano, con l’andare del tempo è divenuta virtù: infatti, rendeva (e rende) il gusto della pietanza che gli si accosta, o del cibo che gli viene adagiato sopra, molto più spiccato. L’incontro del pane di campagna col prosciutto toscano è l’esempio perfetto di questa verità: il primo è senza sale, ma il secondo è, per sua natura, decisamente saporito, perciò il risultato è stupendo e armonioso per il palato. (Civiltà della tavola contadina in Toscana, IdeaLibri, 1992)
Sempre squisita la classica merenda pane e olio: il pane senza sale toscano è stato esaltato dal sapore leggermente amarognolo e "pizzicorino" del nostro olio extravergine IGT Toscana di Villa Petriolo, a base di Mignolo Cerretano.
E dopo la merenda, cosa c'è di meglio di una bella corsa nel verde?!

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