mercoledì 18 marzo 2009

Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi. Eva Zeisel, la ricerca allegra di bellezza



Ieri pomeriggio un'amica di mia suocera mi ha invitata a bere un thè. Le tazze erano disegnate da Eva Zeisel, autentiche opere d'arte. Rotonde, piene di curve, piacevoli da toccare. In un'era di angoli retti, premiamo le curve, calde, morbide, quelle di classe. Semplici e infinitamente eleganti. Ho visto foto di lei all’opera, scattate nel suo laboratorio. Muoveva le mani come un direttore d'orchestra, abbracciando queste sagome che sembravano sospese nel vuoto. Una bella emozione….



Eva Zeisel, la nostra dama di bellezza di questa settimana per l'appuntamento del mercoledì Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi, è nata a Budapest nel 1906 ed è una delle più importanti ceramiste, oltre che una delle prime industrial designer del secolo scorso; dopo l’inizio come pittrice, la sperimentazione con la ceramica in varie regioni d'Europa; in Unione Sovietica, prima della guerra, diviene direttrice delle manifatture delle porcellane e vetro per la Repubblica Socialista Sovietica, fino a quando, per ragioni politiche, si rifugia a New York nel 1938.




Eva crea "le cose che rendono la nostra vita piacevole, confortevole ed elegante". Contro il severo e serioso funzionalismo moderno, curve accentuate e forme naturali, giocose, familiari, accoglienti. Realizzazioni sofisticate e quotidiane allo stesso tempo, ammirabili nelle collezioni permanenti del MOMA di New York.


Un ambiente caldo, ospitale, rilassato, divertente concorrono a creare i famosi pezzi della collezione Dinnerware, oggetti di uso quotidiano che utilizziamo mentre sediamo a tavola con la nostra famiglia o con i nostri amici. Plastici e arrotondati sono i simpatici contenitori per sale e pepe, realizzati fra il 1947 e il 1950 in terracotta smaltata, oppure l’ avvolgente forma di un vaso le cui estremità si uniscono al vertice, pratico contenitore per salse (1949-50, in sempre terracotta smaltata); in porcellana smaltata è un particolarissimo prototipo per divisore da parete modulare in ceramica, datato 1958 e creato per l'italiana Manifattura Mancioli del vicino Montelupo Fiorentino. Un particolare rilievo assume, infatti, proprio il rapporto di collaborazione avviato a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta tra Eva Zeisel e la ditta Mincioli, per la quale la designer progettò oggetti originali caratterizzati da grandi manici a nastro.


In omaggio all’ arte giocosa di Eva Zeisel… un disegno di donne gentili (Eva e la figlia) che, come i pinguini, sono una specie a rischio di estinzione...


3 commenti:

Antonio ha detto...

Devo dire che, come al solito,leggendo la storia della tua dama il nome del mio cavalier servente è balzato immediatamente alla bocca, spinto dalla prima affinità notabile: la ceramica...Chi meglio di un Andrea Della Robbia e delle sue meravigliose terracotte invetriate?..

Ma poi, c'è il filtro del tuo gusto e delle tue parole che lasciano sempre un certo sapore, un vapore che titilla la memoria e si aggancia a ricordi, sensazioni lontane, legami....eppure una connessione c'è, non è solo suggestione....
Guardo la foto di madre e figlia, quell'abbraccio tenero e, per quello che germoglierà, anche artistico. Ci sono abbracci che lasciano il segno sui sogni di tutta una vita...
Hai presente la scena di "C'è posta per te..", quando lei ricorda le piroette con la madre nel piccolo negozio, il gioco delle fiabe che poi è diventato realtà e lavoro?

A me tutto ciò riporta un nome: Gianni Rodari e le sue "favole al telefono". Sarà che anche mio padre è sempre stato lontano, ma la storia, anzi le storie mi hanno sempre commosso. Storie di questo abbraccio lontano ma sempre così presente, anzi più presente che mai. Storie che hanno quest'inizio:

"C'era una volta...
... il ragionier Bianchi, di Varese. Era un rappresentante di commercio e sei giorni su sette girava l'Italia intera, a Est, a Ovest, a Sud, a Nord e in mezzo, vendendo medicinali. La domenica tornava a casa sua, e il lunedì mattina ripartiva. Ma prima che partisse la sua bambina gli diceva: - Mi raccomando, papà: tutte le sere una storia.
Perché quella bambina non poteva dormire senza una storia, e la mamma, quelle che sapeva, gliele aveva già raccontate tutte anche tre volte. Così ogni sera, dovunque si trovasse, alle nove in punto il ragionier Bianchi chiamava al telefono Varese e raccontava una storia alla sua bambina. Questo libro contiene appunto le storie del ragionier Bianchi. Vedrete che sono tutte un po' corte: per forza, il ragioniere pagava il telefono di tasca sua, non poteva mica fare telefonate troppo lunghe. Solo qualche volta, se aveva concluso buoni affari, si permetteva qualche "unità" in più. Mi hanno detto che quando il signor Bianchi chiamava Varese le signorine del centralino sospendevano tutte le telefonate per ascoltare le sue storie. Sfido: alcune sono proprio belline."

Antonio ha detto...

Mi piace ricordare, tra le altre spassosissime storielle, anche una filastrocca:

Dopo la pioggia
di Gianni Rodari

Dopo la pioggia viene il sereno,
brilla in cielo l'arcobaleno:

è come un ponte imbandierato
e il sole vi passa, festeggiato.

È bello guardare a naso in su
le sue bandiere rosse e blu.

Però lo si vede - questo è il male -
soltanto dopo il temporale.

Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?

Un arcobaleno senza tempesta,
questa si che sarebbe una festa.

Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra.

silvia ha detto...

Gianni Rodari, caro Antonio...un incanto, nel ricordo della mitica enciclopedia anni settanta per ragazzi I Quindici...Per fare un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l'albero, per fare l'albero ci vuole il seme, per fare il seme ci vuole il frutto, per fare il frutto ci vuole un fiore, ci vuole un fiore, ci vuole un fiore,
per fare un tavolo ci vuole un fiore...anche quello del ricordo è un abbraccio lontano ma sempre così presente, proprio come la stretta dei genitori, come ben dici..
Mi hai fatto pensare a certe vite che, sul finire, tornano, con una abbraccio infinito, all'infanzia, la vera compagna della vecchiaia, quando capita che una dolce follia riporti agli unici momenti importanti. rispetto a quelli dell'età adulta, hanno una potenza che supera tutto. Incredibile, no? cosa rimanga realmente di una vita intera...per fare un albero, ci vuole un fiore, e il cerchio si chiude. piccole, essenziali, cose della vita.
buona serata, antonio, e sempre grazie per il regalo della tua sensibilità.